L’impatto dell’attuale scenario macroeconomico sul ricorso alle fonti di finanziamento

Dopo due anni, caratterizzati dalla crisi pandemica, la guerra in Ucraina rappresenta un ulteriore elemento di instabilità con effetti internazionali che si ripercuotono anche a livello economico. Sia la Russia che l’Ucraina sono infatti snodi globali per un’impressionante gamma di materie prime, con ricadute su molteplici settori che determinano un rischio reale sulla produzione e sulla crescita mondiale post-pandemica. A tale contesto, caratterizzato da un forte rialzo del livello di inflazione, si aggiunge l’impennata dello spread tra BTP e BUND, oggi pari a circa 240 basis point.  

Questo ha spinto le principali Banche Centrali a promuovere una politica monetaria restrittiva attraverso il significativo innalzamento dei tassi di interesse. La BCE è stata inizialmente la più titubante per timore di danneggiare la ripresa economica europea, ma in seguito il Consiglio Direttivo ha deciso di aumentare i tassi di interesse al fine di raggiungere celermente l’obiettivo di un contesto inflazionistico al 2%. Tale aumento si riflette direttamente sui finanziamenti e mutui sia per una minore propensione delle imprese europee a chiedere mutui e prestiti – visto il più alto costo del denaro – sia per una minore tendenza delle banche a concedere prestiti soprattutto a soggetti che hanno maggiori probabilità di default. In Italia, secondo l’ISTAT a luglio 2022, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) ha registrato un aumento dello 0,4% su base mensile e del 7,9% su base annua. Contestualmente l’ISTAT ha stimato una diminuzione dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese.

Lo scenario attuale determina, dunque, la crisi per molte realtà aziendali originata da uno squilibrio economico-finanziario sottoforma di inadeguatezza dei cash flow prospettici, che rivela la possibilità di insolvenza dell’impresa nei confronti delle obbligazioni pianificate. Al fine di fronteggiare la necessità di liquidità – destinata al circolante e/o a nuovi investimenti – risulta necessario che le imprese attuino delle strategie di diversificazione nella ricerca delle fonti finanziarie esterne attraverso canali di finanza ordinaria (istituti tradizionali e fintech) e alternativa.  In merito agli istituti fintech, quest’ultimi presentano numerosi vantaggi competitivi in termini di sburocratizzazione, tempestività informativa e riduzione delle tempistiche tra la richiesta e l’erogazione del finanziamento.

In tale prospettiva le imprese si troveranno nella condizione di dover definire obiettivi e strategie finanziarie di breve e lungo periodo, al fine di pianificare il fabbisogno di cash flow per far fronte alle obbligazioni programmate, evidentemente sempre più onerose. In particolare, il piano economico – finanziario rappresenta un’opportunità per le imprese per stimare ragionevolmente il fabbisogno finanziario destinato alla copertura dell’attività operativa e al rimborso del capitale di debito. (riproduzione riservata)

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Andrea Maturo

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